trapianto di cellule per la vitiligine

Una procedura ambulatoriale mininvasiva, che si effettua in un massimo di 2 ore grazie ad un apposito kit. È questo, in estrema sintesi, il trapianto di cellule per la vitiligine. Si tratta di uno dei più recenti ed innovativi trattamenti utilizzati in ambito dermatologico in un numero sempre crescente di pazienti che desiderano risolvere il problema “delle chiazze” in modo definitivo.

Tuttavia, trattandosi di una manipolazione cellulare, è soggetto ad alcune stringenti norme che ne limitano l’esecuzione in alcuni Paesi. «Le cellule vengono prelevate da un frammento di cute, processate in laboratorio e poi reimpiantate nelle zone affette da vitiligine. Per questo motivo è necessario che si esegua il trapianto in ambienti attrezzati e sterili, con kit commerciali garantiti a marchio CEE» sottolinea il dermatologo Giovanni Leone.

Secondo quanto emerso nel corso dell’European Photodermatology Day, negli Stati Uniti è già stato approvato un kit di utilizzo per il trapianto di cellule per la vitiligine. In Europa invece ne è stato sperimentato uno francese al pari di quello inglese, che permette di ottenere gli stessi risultati.

«Nel corso del congresso abbiamo indetto una riunione, cui hanno presenziato anche i membri della European Task Force for Vitiligo ETFV. Lo scopo era uniformare l’atteggiamento degli esperti in tutti i Paesi e privilegiare l’utilizzo di questi kit che ci permettono di evitare una serie di lungaggini e difficoltà burocratiche per praticare il trapianto».

In che cosa consiste il trapianto di cellule per la vitiligine

Il trapianto di cellule per la vitiligine prevede il prelievo di un campione di epidermide sana (solitamente dal gluteo), che viene successivamente messo in una provetta contenente una soluzione fisiologica. Si ottiene così una sospensione cellulare, composta da cheratinociti e melanociti. Questi ultimi in particolare sono determinanti per il trapianto. Il dermatologo poi applica la sospensione sulle aree affette da vitiligine con una siringa. Al termine avvolge le aree trattate con delle bende e si attende che le cellule trapiantate attecchiscano progressivamente nelle nuove sedi.

«L’impianto delle cellule permette di ricolonizzare le zone affette da vitiligine e di creare un punto di partenza per la ripigmentazione della cute. – precisa il dermatologo – È chiaro che queste cellule hanno bisogno di stimolazione per potersi moltiplicare, per cui al termine del trapianto è indispensabile sottoporsi a un ciclo di fototerapia UVB a banda stretta per almeno 3-4 mesi».

Le forme di vitiligine che reagiscono bene al trattamento

Non tutte le forme di vitiligine reagiscono positivamente al trapianto di cellule. Leone spiega che in percentuale il trapianto è applicabile nel 50% dei casi. «Noi dermatologi ci assicuriamo che la chiazza di vitiligine da trattare sia stabile da almeno un anno e mezzo se non due. Questo grazie all’aiuto delle fotografie che sono in grado di documentare lo stato della malattia».

In linea generale, nelle forme di vitiligine stabili e localizzate, quindi che non sono soggette a grande estensione, il trapianto di cellule restituisce risultati ottimali e duraturi. «C’è una forma particolare di vitiligine, più rara, che con il trapianto si risolve quasi al 100%, ovvero quella segmentaria» specifica. Nelle forme progressive, invece, che interessano grandi aree del corpo, soprattutto quelle simmetriche (mani, piedi, contorno occhi e bocca), è sconsigliabile l’esecuzione del trapianto di cellule in quanto l’effetto risulterebbe temporaneo e la sopravvivenza delle cellule sarebbe limitata nel tempo.

I risultati e le accortezze da non sottovalutare

Il risultato del trapianto di cellule per la vitiligine dipende dall’osservanza del paziente e dal rispetto delle regole nelle successive tre settimane dall’intervento. «La zona in cui si effettua il trapianto rimane bendata per almeno 2 o 3 settimane, al fine di immobilizzare la zona e proteggere le cellule, così da permettere la loro proliferazione. – conclude Leone – Essendo una procedura costosa, impegnativa e delicata, è fondamentale l’accortezza del paziente, in quanto se inavvertitamente si strappa il bendaggio, per esempio facendo sport, movimenti rapidi del corpo o anche semplicemente sudando, il risultato è pressoché nullo».