
Sapevi che l’aspetto delle chiazze di vitiligine è un indicatore della sua evoluzione? Lo confermano i dermatologi, che spiegano come l’osservazione di una macchia possa restituire il quadro clinico della malattia e valutare di conseguenza la corretta terapia. Il punto di osservazione da cui partire per capire se le chiazze di vitiligine sono in miglioramento, in peggioramento o stabili, è il bordo che, come spiega il dermatologo Andrea Paro Vidolin, ci può dire molto soprattutto nelle fasi di ripigmentazione.
Chiazze di vitiligine: occhio al bordo
Nel dettaglio, se netto e preciso (quindi senza punti bianchi né decorati) significa che la vitiligine è stabile. Si dice invece in peggioramento, se si osservano di frequente due distinti quadri morfologici, ovvero la depigmentazione puntiforme e la decolorazione del bordo.
Nel primo caso si formano piccoli puntini bianchi, solitamente su cute sana o subito fuori da una macchia di vitiligine. Se non accuratamente trattati, nel tempo si allargano in modo centrifugo, formando così una nuova chiazza, o allargandone una preesistente.
Nel caso di decolorazione, invece, il bordo della chiazza assume una colorazione intermedia, una sorta di scalino, tra quella della cute sana e quella della vitiligine. Di conseguenza si avrà uno scuro, un medio e un chiaro. Nel tempo questo bordo tende a diventare del tutto acromico (quindi completamente bianco) come il resto della chiazza.
Quando la vitiligine è in miglioramento
Quand’è che invece la vitiligine si dice in miglioramento (spontaneo o indotto da terapia)? Solo se all’interno della chiazza si formano punti scuri, quasi 99 volte su 100 intorno a un pelo (ripigmentazione follicolare). “In questo caso la ripigmentazione può avvenire o dal centro della macchia, con tanti puntini scuri che piano piano si allargano e ricolorano l’area interessata, oppure dal bordo, che appare iperpigmentato” sottolinea il dermatologo.
L’importanza della luce di Wood
Anche se è possibile vedere ad occhio nudo se la vitiligine è in fase di miglioramento, peggioramento o stabile, resta fondamentale eseguire un’attenta visita dermatologica durante la quale il paziente viene sottoposto alla luce di Wood con fotografie in alta risoluzione, e viene così controllata tutta la superficie corporea.
Vidolin sottolinea che “questo è un passaggio fondamentale perché permette di osservare con attenzione il tipo di chiazze, il colore, il bordo e soprattutto si possono individuare macchie che soprattutto nei fototipi chiari non sono evidenziabili”. È quindi da queste caratteristiche, dal bordo, dall’anamnesi, che si riesce a capire il tipo di vitiligine e la possibile risposta terapeutica.
Anche durante il trattamento fototerapico è consigliato sottoporsi ad un esame con la luce di Wood, perché solo così si riescono ad osservare segni di miglioramento sia perché il bordo tende a scurirsi piano piano e a chiudersi sia perché compaiono le cosiddette “isole di ripigmentazione”.
“Una delle ultime novità, a breve all’interno del nostro Centro, è un nuovo laser francese che è strettamente legato alla fototerapia target, quindi alla possibilità di andare a trattare selettivamente le macchie, ad alta potenza ed efficacia. – conclude il dermatologo – In prospettiva abbiamo anche l’avvio di una sperimentazione su un farmaco sistemico che associato alla fototerapia potrebbe stimolare la pigmentazione”.
A oggi il trattamento della vitiligine resta multimodale, con particolare attenzione ai diversi aspetti della patogenesi. Tuttavia, una review pubblicata su Pubmed mostra che gli inibitori topici e orali della JAK sono la nuova classe di farmaci più promettenti attualmente disponibili per la cura della vitiligine e agiscono meglio in combinazione con NB-UVB.