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Esiste una dieta per la vitiligine? Molte delle persone che soffrono di questa condizione si chiedono se le scelte alimentari possono prevenire o peggiorare la vitiligine. La risposta è che purtroppo, ad oggi, non esiste una dieta per la vitiligine che sia ben supportata dai dati scientifici.

Ci sono però alcune accortezze che possono aiutare (moderatamente) a tenere sotto controllo la malattia. Tra queste come l’adozione di una terapia di supporto per combattere lo stress ossidativo da radicali liberi che sappiamo danneggiare i melanociti.

Fare il pieno di antiossidanti

“È dimostrato che in soggetti particolarmente predisposti c’è un deficit delle difese antiossidanti a livello delle cellule che producono la melanina” spiega il dermatologo Giovanni Leone. Trattandosi infatti di una malattia autoimmune, è importante seguire una dieta sana, varia ed equilibrata che aiuti a sostenere il sistema immunitario. E che contenga sostanze fitochimiche, beta-carotene e antiossidanti. Infatti, quando si mangia male si affaticano fegato, reni e intestino, non più in grado di eliminare le scorie nocive.

La dieta migliore è quella mediterranea

Di conseguenza queste vengono accumulate nell’organo più esterno, ossia la pelle. Ottimo esempio di alimentazione corretta è la dieta mediterranea: ricca in antiossidanti quali Omega 3, olii, carotenoidi, verdura, frutta fresca e secca, pesce azzurro e povera in grassi, fritti e prodotti di difficile digestione. “Noi la consigliamo in quanto è efficace nei confronti dell’infiammazione dello stress ossidativo e nella prevenzione di alcune malattie degenerative” aggiunge Leone.

La dieta da sola non sempre basta

Un’alimentazione sana ed equilibrata non è pero sufficiente a fornire soluzioni di trattamento alla vitiligine. “Noi ricorriamo già da anni alla somministrazione di cocktail fatti di sostanze antiossidanti che sono contenute in compresse in dosaggi molto più importanti rispetto a quelle che un individuo può assumere con la dieta” spiega Leone.

In molti pazienti con la vitiligine ci sono livelli di vitamina D nel sangue più bassi rispetto a quelli presenti nelle persone non affette dalla patologia. “Sappiamo bene che la vitamina D viene sintetizzata anche con l’esposizione ai raggi ultravioletti. Quindi fototerapia ed esposizione al sole sicuramente possono aiutare ad aumentare i livelli di vitamina oltre che favorire la ripigmentazione” aggiunge il dermatologo.

Cosa dicono gli studi

Diverse ricerche scientifiche confermano che la combinazione di vitamina B12, acido folico (vitamina B9) ed esposizione al sole induce il processo della ripigmentazione nei pazienti che sono affetti da vitiligine. Una dieta, quindi, senza vitamina B12 e B9 non stimola il processo di guarigione.

Gli autori di un altro studio sottolineano anche come l’integrazione di zinco e fenilalanina in combinazione con steroidi topici o UV-B (ultravioletto B) mostra effetti terapeutici sulla vitiligine. Sono però necessarie ulteriori indagini e non vanno trascurati gli effetti avversi a livello gastrointestinale. Sarebbe sconsigliata, invece, la vitamina C in quanto provoca disturbi nella sintesi della melanina.

L’articolo analizza anche l’interessante apporto di alcuni integratori a base di piante, ricche di antiossidanti, come ad esempio, il ginkgo biloba, che migliora la ripigmentazione (ma attenzione ai lievi disturbi gastrointestinali). Anche la kellina, con l’azione degli UV, contribuisce a diminuire le lesioni depigmentate.

“In ultimo ci sono studi che hanno dimostrato come il microbiota, cioè la popolazione di batteri presente nell’intestino, nei pazienti con vitiligine può mostrare delle alterazioni rispetto ai soggetti normali. Non sappiamo però ancora bene come questo riscontro si esprima poi nell’insorgenza della vitiligine” conclude il dermatologo Giovanni Leone.