Vitiligine: sono sempre di più i trattamenti «antimacchia»

Questa malattia rientra nell’ambito delle patologie degenerative-autoimmuni, riguarda circa un milione di persone(in Italia) e colpisce indifferentemente uomini e donne. Non provoca disturbi, ma può creare forti disagi psicologici e può essere associata ad altre malattie (fenomeno di Koebner, il 30% dei pazienti soffre di tiroidite autoimmune)
La vitiligine è caratterizzata da tipiche aree bianche sulla pelle per via di una pigmentazione anomala, non è letale, non provoca prurito né dolore, ma rappresenta un problema estetico spesso frustrante per chi ne soffre.
I progressi
In ambito scientifico, sono stati identificati al meglio i processi immunologici che sono alla base della patologia; dall’altro lato, la malattia è stata “sdoganata” dalla modella di colore Winnie Harlow, la prima a mostrare le sue chiazze sfilando in passerella e girando uno spot per un marchio di moda.
Il ruolo della fototerapia
L’approccio standard alla patologia è la fototerapia, consiste in: impiego di raggi ultravioletti UVB a banda stretta, che bloccano l’aggressione immunitaria ai melanociti. La fototerapia viene effettuata 2-3 volte a settimana, in sedute di pochi minuti, per almeno 3 mesi. Se si ottiene una risposta positiva si può proseguire fino a 6 mesi. Da alcuni anni sono stati sviluppati strumenti di fototerapia focalizzati che permettono di irradiare esclusivamente le aree non pigmentate, oppure si può usare una luce o un laser a eccimeri, che emette radiazioni a potenza maggiore rispetto alle lampade UV.
I risultati
In questo modo si ottiene un buon risultato in circa la metà dei casi, ma in alcuni le chiazze bianche ricompaiono negli anni successivi. Recenti studi hanno però evidenziato che l’uso di creme o gel immunomodulatori topici , da applicare sulle lesioni anche solo 2 volte alla settimana, può contribuire al mantenimento dell’effetto della fototerapia. Nelle forme iniziali e particolarmente progressive è indicata una terapia cortisonica sistemica, talora anche solo durante il week end per 2-6 mesi. Nelle varianti più localizzate, invece, può bastare la sola applicazione locale di steroidi. E quando le chiazze si sono stabilizzate, si procede con la fototerapia. Infine, la somministrazione sistemica di antiossidanti (quali ad esempio polipodium leucotomos, vitamina C ed E, estratto del the verde) può essere utile nella fase della stabilizzazione della malattia, per prevenire una ricomparsa e migliorare la risposta al trattamento fototerapico.
Il trapianto di cute
Il trapianto di cute consiste nel prelievo di un lembo molto sottile di pelle (costituito principalmente di epidermide) da un’area normalmente pigmentata, che viene ridotto in piccolissimi frammenti poi riapplicati sulle aree depigmentate. Dopo un breve periodo di medicazioni della zona, si effettua una fototerapia localizzata. Con una corretta selezione dei pazienti e delle aree da trattare si ottengono buoni risultati in una significativa percentuale di casi. Il trapianto va però effettuato in centri con esperienza e oggi è considerato una seconda linea di trattamento per persone con la vitiligine in fase stabile da almeno un anno.
Il Centro per la Cura della Vitiligine di Roma, da sempre una struttura all’avanguardia nella cura di tale patologia, offre varie forme di terapia, trovando quella che meglio si adatta alle necessità del paziente, il quale può fare affidamento sulla lunga esperienza del Dr. Andrea Paro Vidolin e del Dr. Giovanni Leone