Cosa succede quando una donna affetta da vitiligine intraprende una gravidanza? La patologia cutanea rischia di peggiorare? Si possono continuare i trattamenti durante i nove mesi? E dopo il parto cosa ci si deve aspettare? Vediamo di rispondere a queste domande anche alla luce delle pubblicazioni scientifiche disponibili.
Prima e dopo il parto
La gravidanza è un processo fisiologico caratterizzato da particolari modificazioni delle funzioni endocrine, immunitarie, metaboliche e vascolari necessarie per lo sviluppo e la sopravvivenza del feto. Questi cambiamenti possono dare luogo a distrurbi che colpiscono i vari organi, inclusa la pelle.
Uno studio condotto su 86 donne affette da vitiligine attraverso uno specifico questionario, ha rivelato che 28 pazienti hanno ricevuto una diagnosi di vitiligine in coincidenza con la gravidanza.
E per quanto riguarda l’influenza della gravidanza sulla vitiligine, solo il 17,54% delle donne ha avuto un peggioramento della malattia, mentre nessuna differenza si è registrata nel 66,66% dei casi e un miglioramento nel 12,8%.
Per quanto riguarda la situazione nei sei mesi successivi al parto, il 28,07% delle pazienti ha riscontrato un peggioramento delle condizioni. Condizioni stabili per il 63,15%, il 5,26% è migliorato mentre nel 3,50% la paziente non ha fornito informazioni precise sul comportamento della malattia. Lo studio ha dunque concluso che nella maggior parte dei casi, il decorso della vitiligine non ha mostrato alcun cambiamento durante la gravidanza e per sei mesi dopo il parto.
Può succedere che migliori
Un altro studio condotto su 24 pazienti per valutare l’attività della patologia durante la gravidanza ha dimostrato che 15 donne (63%) hanno riscontrato stabilità o addirittura miglioramento durante la gravidanza, 5 donne (21%) hanno riportato un peggioramento della loro condizione, 3 donne (12% ) hanno riportato un miglioramento definitivo.
Solo una paziente (4%) ha affermato di aver manifestato la malattia durante la gravidanza. In linea con quello menzionato in precedenza, lo studio ha concluso che la maggior parte delle pazienti hanno mostrato una stabilizzazione o addirittura un miglioramento dell’attività della vitiligine durante la gravidanza.
Di conseguenza, è stato postulato un effetto protettivo esercitato dalla gravidanza contro il processo di distruzione dei melanociti e la successiva depigmentazione cutanea. L’aumento di cortisolo e IL10 (interleuchina 10, molecola antinfiammatoria), che normalmente si verifica in gravidanza, potrebbe spiegare il miglioramento della malattia associato. Anche la immunodepressione fisiologica, tipica dei nove mesi, potrebbe avere la sua influenza, considerando il fattore eziologo autoimmune della vitiligine,
Se in gravidanza la vitiligine peggiora
Uno studio descrittivo simile è stato condotto a Singapore nel 2016. Ha incluso donne con vitiligine acquisita prima o durante la gravidanza, per valutare le caratteristiche cliniche della malattia durante la gestazione e per sei mesi dopo il parto. I risultati dello studio hanno mostrato che il 70% delle partecipanti hanno lamentato un peggioramento della loro condizione o la comparsa di vitiligine, per la prima volta, durante la gravidanza (30%). Da notare che tutte le donne che hanno manifestato la malattia durante la gravidanza erano primigravide. Per la valutazione dei sei mesi successivi al parto, circa il 36% delle pazienti ha riferito un peggioramento della malattia, mentre nel 10% è stato osservato un miglioramento della malattia.
In conclusione
Come si possono riassumere questi dati? Che il comportamento della vitiligine in gravidanza non si può prevedere perché le componenti in gioco sono diverse: dalla tensione emotiva, a fattori ormonali, ai meccanismi immunologici, alla carenza di sostanze quali acido folico o ferro. Ogni caso è a sé, ma non è affatto detto che si debba andare incontro necessariamente a un peggioramento.
Ciò che deve cambiare invece è l’approccio terapeutico: farmaci come corticosteroidi o immunomodulanti, sia per via sistemica che topica, dovrebbero essere sospesi, mentre terapie basate sulla fototerapia, in particolare sugli UVB a banda stretta e sul laser e l’assunzione di antiossidanti si possono continuare.