
Ancora oggi la vitiligine è una condizione che impegna molto medici e ricercatori, dal momento che non esiste una cura definitiva e che il suo andamento è imprevedibile. Non è una patologia rara: colpisce circa l’1% della popolazione nel mondo occidentale, in alcune zone dell’Africa e in Oriente può arrivare a colpire anche il 3-4% della popolazione. Si manifesta con una progressiva depigmentazione della pelle che colpisce in modo irregolare alcune parti del corpo, in particolare il viso, le estremità, le articolazioni e le zone di attrito. Con il “gioco” del vero e falso impariamo a conoscere meglio questa patologia
E’ una malattia autoimmune
VERO. Allo stesso modo della psoriasi o dell’artrite reumatoide, la vitiligine è una malattia autoimmune. I ricercatori concordano sul fatto che il sistema immunitario della persona colpita produce anticorpi che attaccano i melanociti, le cellule che producono melanina, la sostanza responsabile della pigmentazione della pelle.
Esistono diversi tipi di vitiligine
VERO. Si riconoscono due forme principali: la forma segmentale, che interessa una zona in particolare, e la forma generalizzata – la più comune – che interessa più zone del corpo. Queste due forme hanno un comportamento diverso: la segmentale tende a non diffondersi e l’altra, generalizzata, può estendersi rapidamente a tutto il corpo. Anche le cure possono variare a seconda del tipo di vitiligine. La vitiligine può anche essere classificata come attiva o stabile.
Può comparire a qualsiasi età
VERO. Sebbene la maggior parte dei casi di vitiligine si verifichi nell’adolescenza o nel giovane adulto, può verificarsi anche nella prima infanzia o più tardi nella vita, sebbene sia meno comune.
E’ influenzata da alcuni alimenti
FALSO. In alcune zone del mondo esiste la convinzione che il consumo di alimenti acidi o che bere latte dopo aver mangiato pesce possa causare la condizione ma si tratta ovviamente di dicerie senza alcun fondamento scientifico. La vitiligine si verifica con la stessa incidenza in tutte le popolazioni con diverse abitudini alimentari. Vero è che il ruolo di alcune sostanze, come alcuni antiossidanti o la vitamina D possono avere un ruolo protettivo, prevenendo un peggioramento della malattia.
E’ ereditaria
FALSO. Non è ereditaria ma si può essere inclini a sviluppare la vitiligine. Una persona con un genitore affetto da vitiligine ha una probabilità del 5-8% di sviluppare la malattia.
Viene rilevata mediante esame clinico
VERO. La vitiligine è facilmente riconoscibile da un esame cutaneo di base. Il dermatologo può anche utilizzare una lampada di Wood, una luce ultravioletta, per confermare la diagnosi ed escludere altri tipi di depigmentazione cutanea.
La vitiligine e i problemi alla tiroide sono spesso collegati
VERO. La vitiligine è spesso associata ad altre malattie autoimmuni, soprattutto nelle persone con disturbi endocrini. Si stima che il 15-20% delle persone affette da vitiligine soffra anche di ipo o ipertiroidismo autoimmune.
Non esiste alcun trattamento specifico per la vitiligine
FALSO. Da poco esiste un farmaco topico con indicazione specifica per la vitiligine non segmentale o generalizzata: il ruxolitinib. L’indicazione è soprattutto per i casi che vengono trattati con la fototerapia. Questo perché abbinati tra loro, i trattamenti sembrano dare effetti migliori in termini di efficacia. Poi, fino ad oggi, la fototerapia UVB a banda stretta, con la sua variante del laser ad eccimeri, ha sempre rappresentato un trattamento di scelta ed efficace per la vitiligine.
La vitiligine ha conseguenze a lungo termine, compreso il cancro della pelle.
FALSO. Di per sé, avere la vitiligine non aumenta il rischio di sviluppare il cancro della pelle, anzi! In chi è affetto da questa patologia, infatti, la presenza di melanoma è tre volte inferiore.
Alcune ricerche recenti, al contrario, dimostrano che la pelle nelle zone colpite da vitiligine, ha delle difese alternative rispetto alla pigmentazione che è assente, infatti è molto raro osservare tumori cutanei su queste zone. Questo non significa che non bisogna proteggere le zone con vitiligine dal sole perché, spesso, soprattutto alle prime esposizioni, può comparire eritema molto intenso, ma poi le pelle con vitiligine si adatta e se si inizia con l’uso della protezione 50+ dopo una o due settimane si può ridurre alla SPF 30 o anche meno.
Il trattamento con fototerapia non è sicuro
FALSO. Dalla fine degli anni ’90, l’ultravioletto B a banda stretta è diventato il gold standard nella gestione medica della vitiligine. Poiché lo sviluppo del cancro della pelle nei pazienti con vitiligine sembra essere raro, come accennato prima, il rischio di carcinogenesi a lungo termine con l’uso di UVB nei pazienti con vitiligine è comparativamente inferiore rispetto alle altre indicazioni.
Nei pazienti di pelle bianca fino a 200 sedute sono considerate sicure, come hanno dimostrato gli studi mentre per le popolazioni dalla pelle scura o originari dell’Asia meridionale non esistono dati simili e occorrono ulteriori ricerche.
Secondo l’attuale protocollo di trattamento, i pazienti responsivi possono ricevere la fototerapia fino ad un massimo di 12 mesi seguiti da 3 mesi di riposo e poi continuare per altri 12 mesi. Nei bambini la durata massima consigliata è di 12 mesi. Nel complesso, il trattamento con fototerapia UVB a banda stretta è un’opzione terapeutica efficace, sicura e ben tollerata se assunta secondo un protocollo adeguato.