L’estate, per chi soffre di vitiligine, è una stagione particolare, dalla doppia valenza. Perché se da una parte c’è la possibilità di effettuare una fototerapia naturale sfruttando i raggi del sole, dall’altra occorre mettere in atto una serie di misure protettive molto accurate. Vediamo insieme al professor Andrea Paro Vidolin, dermatologo, allora quali sono i vantaggi da una parte e le criticità da affrontare durante i mesi estivi quando si è affetti da questa patologia cutanea.
Chi soffre di vitiligine può essere più vulnerabile psicologicamente in estate?
«Sì l’estate è decisamente un momento difficile. La necessità di scoprirsi e quindi di rivelare parti del corpo depigmentate che durante il resto dell’anno sono coperte, può generare ansia e timore del confronto sociale, minare la fiducia in sé stessi e compromettere il senso di autostima. Senza contare che in alcuni casi il contrasto tra la cute normalmente pigmentata e la chiazza di vitiligine diventa maggiore soprattutto nei fototipi scuri (alle nostre latitudini i fototipi 3 e 4 sono quelli maggiormente rappresentati) e così la vitiligine si vede molto di più.
È vero che prendere il sole aiuta a ripigmentare la pelle?
Questo è vero parzialmente. Il gold standard per la ripigmentazione è rappresentato dalla fototerapia UVB a banda stretta. Il sole emette prevalentemente e solo in parte UVB, ma usando alcune accortezze è possibile sfruttare al massimo le radiazioni “giuste”. Occorre evitare il fai da te e ricorrre ai prodotti solari dedicati per patologia. Quindi la strategia migliore è quella di applicare un solare a protezione molto alta sulla cute normalmente pigmentata e un solare specifico sulle chiazze.
Come essere sicuri di non scottarsi sulle macchie prive di melanina? Quanto deve durare l’esposizione al sole?
Come si diceva, occorrono prodotti specifici ed esporsi evitando gli orari centrali della giornata. In genere si consigliano un paio di ore di esposizione: in questo modo è possibile ottenere un colore più uniforme. Ciò che bisogna assolutamente evitare è scottarsi: questo può provocare la formazione di nuove chiazze. Attenzione quindi anche alle condizioni ambientali: prendere il sole in alta montagna non è la stessa cosa che esporsi in un prato e lo stesso vale se si è in barca o sugli scogli. Occorre quindi tener conto anche dell’altitudine e delle superfici riflettenti, che moltiplicano l’effetto dei raggi solari.
D’estate si devono interrompere le cure?
Assolutamente no, in particolare per quanto riguarda i prodotti topici e gli antiossidanti orali. In ogni caso è importantissimo consultare il medico che potrebbe decidere di modificare la terapia. Per quanto riguarda la fototerapia che necessita di una certa frequenza, conviene interrompere e poi riprendere a settembre ottobre.
Può essere d’aiuto prendere integratori per stimolare la melanina?
Sì e non solo per stimolare il pigmento ma anche perché è noto che la terapia di supporto con gli antiossidanti è fondamentale per stabilizzare il quadro clinico. Vanno quindi assunti durante tutto l’anno e ogni tre mesi vanno cambiati. In estate lo specialista prescriverà quindi degli antiossidanti specifiche da una parte continueranno a stabilizzare la vitiligine e dall’altro ad avere un’azione di stimolo sulla melanina e di fotoprotezione.
Salsedine, cloro e sabbia possono influire sulla vitiligine?
No, non sono fattori che possono in qualche modo peggiorare le chiazze. È sicuramente consigliabile mantenere sempre idratata la pelle, e far sì che non vi siano infiammazioni, traumi, sfregamenti che invece potrebbero dare origine a aree depigmentate.