fotoprotezione

 

Sigla SPF (Sun Protection Factor): è questo il valore fondamentale cui bisogna prestare attenzione quando si acquista un prodotto per la fotoprotezione. Accompagnato dal numero scritto in grande sul flacone, indica la capacità protettiva e di efficacia della formula. Con anni di rigorosi test scientifici alle spalle, oggi è considerato uno scudo affidabile contro i possibili danni dei raggi UV sulla pelle, a patto di sceglierlo e applicarlo correttamente.

I test di laboratorio

A livello europeo esiste un metodo unificativo per l’identificazione dell’SPF dettato dal Colipa (Associazione europea per i cosmetici e i prodotti per l’igiene personale). In laboratorio si eseguono due tipi di test: il primo, che si avvale dei cosiddetti spettrofotometri, restituisce un’idea approssimativa della capacità filtrante della formula. Successivamente, questo viene validato da un test in vivo su volontari umani sani, che secondo una precisa normativa europea (Colipa/JCIA/CTFA-SA), si effettua solo sui fototipi uno, due e tre. Questo test prende in considerazione la cosiddetta MED (“dose minima eritematogena”), cioè la più bassa dose di raggi UV in grado di produrre un arrossamento cutaneo visibile a distanza di 24-26 ore dall’esposizione.

«Maggiore è la capacità protettiva del prodotto, maggiore sarà la MED della pelle protetta e più elevato sarà l’SPF. – sottolinea il dermatologo Giovanni Leone – In pratica applicare un SPF50 significa che, per ottenere lo stesso livello di eritema di una pelle non protetta, bisognerebbe ricevere una dose di raggi solari 50 volte maggiori». La terza prova, chiamata “outdoor”, viene effettuata in modo facoltativo da alcune aziende cosmetiche per convalidare in via definitiva l’efficacia protettiva dei propri preparati, testati in condizioni climatiche estreme, come ad esempio l’alta montagna.

Fotoprotezione dalla teoria alla pratica

Secondo quanto riportato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, affinché i prodotti solari svolgano la propria funzione protettiva testata in laboratorio, si devono applicare in quantità sufficiente. «La quantità di crema usata per i test è di 2 milligrammi per centimetro quadrato, pari a circa 6 cucchiaini da tè di lozione (36 grammi circa) per il corpo di un adulto medio», sottolinea il dermatologo.

Purtroppo diversi studi hanno dimostrato che nella realtà questo non accade. Considerate le conseguenze della fotoesposizione, del suo impatto sulla salute generale e sulla pelle, è importante conciliare il piacere del sole e della vita all’aria aperta con un comportamento responsabile che eviti i potenziali danni del sole attraverso la fotoprotezione. Per molti dei problemi cutanei offre oggi non solo un sicuro elevato SPF, ma anche una risposta coadiuvante la terapia.

Come scegliere la protezione solare

In linea generale, per le protezioni superiori a 50 si racconda la sostituzione del numero con l’indicazione 50+, mentre scritte come “sunblock” o “protezione totale”, insieme alle espressioni che indicano non necessaria una ri-applicazione del prodotto (“one-day application”), restano sconsigliate. I dermatologi consigliano di scegliere prodotti solari con un fattore protettivo più alto rispetto al proprio fototipo, in modo da ovviare a eventuali problemi di sottodosaggio. Inoltre è buona norma applicarne una dose abbondante, con uno strato spesso, e spalmarlo accuratamente in modo che ricopra tutta la superficie cutanea.

Per evitare che restino aree di pelle scoperte dalla fotoprotezione, riapplicare due volte i prodotti solari, soprattutto prima di un’intensa esposizione. Uno studio danese, ha dimostrato che la strategia della doppia applicazione consecutiva è efficace per ridurre dal 20% al 9% il rischio di zone non protette. Nei soggetti con pelle sensibile o predisposti a tumori della pelle, l’indicazione è di optare quando possibile per formule in crema o fluide. «Più denso è il prodotto, maggiore è la possibilità di permanenza della capacità protettiva nel tempo» sottolinea Leone. In ultimo, gli specialisti raccomandano di non esporre direttamente i prodotti solari sotto il sole, ma almeno 10-15 minuti prima e riapplicarli dopo ogni bagno e comunque ogni due, massimo tre ore, indipendentemente dalla dicitura “water resistant”.