
La terapia fotodinamica (Photodynamic Therapy o PDT) è un trattamento dermatologico non invasivo utilizzato sia in campo estetico sia oncologico per la cura di diverse condizioni cutanee quali acne, photoaging, cheratosi attiniche, carcinomi basocellulari e lesioni tumorali.
Come funziona
Si basa sull’applicazione di un prodotto fotosensibilizzante sotto forma di crema che, applicato sulla pelle, è in grado di innescare una reazione ossidativa nelle cellule dell’epidermide malate. Il risultato è la distruzione selettiva delle stesse per reazione fotochimica e sostituzione con quelle “nuove”.
Solitamente la sostanza, che come specifica il dermatologo Andrea Paro Vidolin è l’acido deltaminolevulinico. Lo specialista la applica 2-3 ore prima sulla zona da trattare con una medicazione occlusiva. Dopodiché irradia il paziente con una luce rossa a Led per un tempo compreso tra i 9 e i 15 minuti che dipende dal tipo e dalle caratteristiche della lesione cutanea.
Particolarità della terapia fotodinamica è che il campo d’azione non si limita alla lesione cancerosa, ma coinvolge anche il cosiddetto campo di cancerizzazione”, ovvero tutta la zona circostante che può essere oggetto di patologia tumorale. «Oggi si può anche ricorrere alla Daylight PDT: il paziente può applicare il prodotto autonomamente ed esporsi successivamente alla luce naturale del sole per un certo periodo di tempo. – spiega Vidolin – Si tratta di un trattamento alternativo, anche se il metodo classico resta il favorito in quanto si può tenere più sotto controllo il paziente».
I vantaggi della terapia fotodinamica
I vantaggi della terapia fotodinamica sono l’efficacia in molte condizioni dermatologiche, il basso rischio di effetti collaterali e l’alta tollerabilità rispetto ad altri trattamenti. Oltre al fatto che permette di evitare l’intervento chirurgico e la formazione di cicatrici sulle zone trattate. «Come sappiamo, le cheratosi attiniche e i basaliomi sono lesioni precancerose o cancerose che si manifestano in generale in sedi come il cuoio capelluto, la piramide nasale, il volto, il decollété. – precisa il dermatologo – Il pro della terapia fotodinamica è che invece di affrontare un intervento chirurgico, questa lo evita».
Le nuove frontiere
Nell’ultimo decennio si è osservata una significativa accelerazione nello sviluppo delle nanotecnologie che, in combinazione ai fotosensibilizzatori, sembrano migliorare l’efficienza della terapia fotodinamica ed eliminarne anche gli effetti collaterali.
È quanto emerge da diversi studi, condotti per valutare i vantaggi della PDT e le possibili modifiche per potenziarne gli effetti. L’uso di nanoparticelle consentirebbe di ottenere un metodo mirato focalizzato su recettori specifici e, di conseguenza, aumentare la selettività della terapia fotodinamica. Nonostante i diversi effetti benefici della terapia fotodinamica, Vidolin precisa che non è da escludersi la comparsa di nuove lesioni cutanee nel corso del tempo in altre sedi del corpo.
Gli effetti collaterali della terapia fotodinamica
Gli effetti collaterali della terapia fotodinamica sono piuttosto rari e correlati al tipo di lesioni e alla loro profondità. Di frequente i pazienti lamentano bruciore o dolore durante l’esposizione alla luce. «Nel corso della seduta si può avvertire come una sensazione di puntura di spillo sulla zona interessata. – specifica Vidolin – Naturalmente si può interrompere momentaneamente la seduta, per poi riprenderla dopo l’attenuazione del dolore».
A distanza di 24 ore dal trattamento possono manifestarsi sintomi quali bruciore, prurito, gonfiore, eritema nella zona interessa e in alcuni casi la formazione di croste che possono somigliare a un’infiammazione. Si tratta di effetti transitori del tutto normali dettati dall’irradiazione della luce che svaniscono nel giro di qualche settimana. Il dermatologo suggerisce l’applicazione di creme antinfiammatorie o steroidi topici come coadiuvanti così da alleviare la sintomatologia nelle zone interessate.
Le controindicazioni
Quali pazienti possono sottoporsi alla terapia? In genere, è efficace e ben tollerata da tutti, soprattutto non richiede alcuna anestesia. Tuttavia, resta controindicata in pazienti con fotosensibilità, porfiria o xeroderma pigmentosum e in coloro che si sono sottoposti a un trattamento con acido retinoico nel mese precedente.
