fototerapia dermatite atopica

Considerati i diversi effetti benefici a livello cutaneo, negli anni la fototerapia è stata ampiamente impiegata in ambito dermatologico per il trattamento di numerosi disturbi e patologie. Tra le principali vi è la dermatite atopica, l’infiammazione della pelle che comporta la formazione improvvisa di cute secca e pruriginosa, oltre a chiazze rosse con vescicole, soprattutto su mani, piedi e viso.

Fototerapia: un supporto utile per le pelli atopiche

Grattarsi ripetutamente innesca un ciclo prurito-graffio che si autoalimenta, con un impatto significativo sulla qualità della vita del paziente. In ottica di terapia rotazionale la fototerapia rappresenta una valida linea di intervento nella gestione della malattia. Questo per via dei suoi molteplici benefici: in primis le radiazioni UV favoriscono un effetto immunosoppressivo, agendo sulle cellule infiammatorie della pelle. Inoltre, permettono l’ispessimento dello strato esterno della cute e limitano sia le reazioni eczematose sia l’ingresso di antigeni esterni.

«Esistono due forme di fototerapia: una più semplice, che è l’UVB a banda stretta, utilizzata nel caso di dermatite atopica di grado lieve. Si somministrano tre cicli a settimana, per un totale di 20 sedute. In genere già dopo la seconda/terza seduta si allevia la sintomatologia del prurito e scompare l’eczema sulla pelle. – spiega il dermatologo Andrea Paro Vidolin – Nelle forme severe e resistenti, invece, si utilizza la fototerapia UVA 1, che rispetto alla precedente è più impegnativa perché il paziente è sottoposto al trattamento quattro volte a settimana per un totale di 30/40 sedute».

Dermatite atopica e risultati scientifici

Secondo quanto evidenziato da una revisione pubblicata su PubMed l’approccio terapeutico più frequentemente utilizzato per il trattamento delle malattie infiammatorie della pelle è la luce ultravioletta (UV). Sulla base dell’efficacia e della sicurezza, NB-UVB, ovvero UVB a banda stretta, rappresenta il gold standard per il trattamento della dermatite atopica. I

l laser ad eccimeri UVB e la lampada ad eccimeri potrebbero essere l’opzione migliore per eliminare le lesioni localizzate resistenti alla terapia. Inoltre, i sistemi domestici di fototerapia UV potrebbero promuovere l’aderenza al trattamento e una migliore compliance dei pazienti. Tuttavia, di recente sono stati provati diversi laser e terapie con luce di basso livello (LLLT) che emettono lunghezze d’onda nello spettro della luce visibile. Queste ultime sembrano avere successo variabile.

Durata del trattamento e controindicazioni

Un corretto programma di cicli terapeutici e di mantenimento consente un buon controllo della malattia. Solitamente la dermatite atopica risponde positivamente alla fototerapia con una riduzione del prurito già a partire dalla 6°/8° esposizione di un ciclo di 24/36 totali. Le esposizioni successive stabilizzano i risultati: la malattia si manifesterà con sempre minore frequenza e intensità. Il ciclo di fototerapia per dermatite atopica si protrae per diverse settimane, con esposizioni di durata variabile tra i 30 secondi e i pochi minuti.

La fototerapia può essere usata come monoterapia, o in combinazione con farmaci per via sistemica, in particolare corticosteroidi. Quanto ai possibili rischi della fototerapia nel trattamento della dermatite atopica, non si riscontrano particolari effetti collaterali. I raggi UVB usati si fermano allo strato delle cellule basali ed è sufficiente l’accortezza d’indossare occhialini di protezione o semplicemente chiudere gli occhi durante l’esposizione.

«Naturalmente prima di sottoporsi al trattamento di fototerapia è importante effettuare uno screening legato al colore della pelle, ai nei e ad una fotosensibilità, perché se con i raggi ultravioletti si verificano delle allergie o delle fotodermatosi, non è possibile eseguire il trattamento» spiega il dermatologo.

La terapia di mantenimento consiste nell’uso abbondante di emollienti e bagni quotidiani con detergenti senza sapone. L’utilizzo adiuvante di questi prodotti, associati ai corticosteroidi per uso topico, dovrebbe essere considerato, soprattutto nelle fasi iniziali della fototerapia, per prevenire le recidive.