
Fin dall’antichità il sole è considerato un alleato della pelle sia per le importanti azioni biologiche, prime tra tutte quelle antiproliferative e immunomodulanti, sia come punto di forza nella cura di alcune malattie cutanee.
Tra i diversi tipi di radiazioni elettromagnetiche emesse, i raggi ultravioletti stimolano la sintesi cutanea della vitamina D ed esercitano un’azione antibatterica, riducendo così le infezioni, con un conseguente miglioramento di diversi disturbi della pelle, come ad esempio l’acne, e di patologie dermatologiche quali la psoriasi, la vitiligine e la dermatite atopica. Tuttavia, un’eccessiva e scorretta esposizione ai raggi del sole può causare danni all’epidermide, comportando alterazioni associate al fotoinvecchiamento e alla fotocarcinogenesi, all’insorgenza di tumori cutanei fino alle reazioni da fotosensibilità.
Da non sottovalutare anche la comparsa delle macchie solari causate da diversi meccanismi biochimici indotti dai raggi UV. «Con le dovute precauzioni e nel rispetto delle regole di fotoprotezione, i pazienti affetti da patologie dermatologiche possono trarre benefici dai raggi ultravioletti naturali» spiega il dermatologo Andrea Paro Vidolin.
Come scegliere la fotoprotezione
Ciò che fa la differenza in una crema è il filtro, ovvero il fattore di protezione che indica la capacità di difesa all’esposizione al sole, che è in grado di bloccare le radiazioni ultraviolette più pericolose riducendo gli effetti nocivi e cancerogenici sulla pelle. «Non vi sono principi attivi più o meno specifici, ma piuttosto caratteristiche della miscela di sostanze e l’SPF, quindi la gradazione che fa passare più o meno un raggio rispetto all’altro» sottolinea il dermatologo.
Nei soggetti affetti da vitiligine la fototerapia UVB a banda stretta svolge un ruolo fondamentale in quanto stimola la ripigmentazione delle chiazze bianche. «Nel tempo si è studiato un solare dedicato che si caratterizza per una protezione UVA alta, così da non aumentare il contrasto tra la parte di pelle normale e la chiazza di vitiligine, e sfruttando l’azione dei raggi ultravioletti naturali» continua Vidolin.
Il sole come terapia
Tenuto conto della fototerapia durante i mesi invernali, anche nel caso della psoriasi e della dermatite atopica, i ricercatori hanno selezionato solari dedicati per il periodo estivo. Rispettivamente, per la prima il fattore di protezione è pari a 10, mentre per il secondo un SPF 30. Entrambi permettono il passaggio di alcuni raggi selettivi che possono contribuire a migliorare la condizione cutanea.
Ultima patologia per cui il sole può avere un effetto positivo è l’acne: anche in questo caso si è puntato su un SPF 30. «Questi solari sono indicati quando l’esposizione al sole è di circa due o tre ore. – sottolinea il dermatologo –Successivamente, si utilizzano protezioni più alte legate anche a quello che si fa durante l’arco della giornata. Se ad esempio si passa una giornata in barca oppure in alta montagna bisogna adottare le dovute precauzioni onde evitare ulteriori danni alla cute».
Tra i solari dedicati alle patologie cutanee vi sono anche quelli ad azione preventiva che contengono al loro interno sostanze depigmentanti. Si consigliano nei soggetti che presentano sulla cute macchie scure in quanto contemporaneamente proteggono, prevengono la comparsa di ulteriori macchie ed hanno un’azione schiarente.
Le buone norme di esposizione al sole
Per minimizzare gli effetti dannosi del sole, è importante evitare un’eccessiva esposizione al sole, indossare indumenti protettivi e utilizzare i filtri specifici. Specie nel periodo estivo occorre utilizzare solari dedicati in base alla singola patologia, adottando le classiche precauzioni legate al rinnovo e alla riapplicazione degli schermi solari, oltre all’assunzione degli antiossidanti per via sistemica così da avere una fotoprotezione totale. «Naturalmente sono necessarie le normali regole di fotoprotezione, evitando un’esposizione breve e intensa, in quanto può comportare scottature a carico della pelle» conclude il dermatologo.